INGEGNERIA GENETICA O ARMA LETALE

 
di: Angela Panarese

Un gruppo di ricercatori australiani, del Pest Animal Control Centre, al termine di una ricerca mirata alla realizzazione di un vaccino contraccettivo, ha dovuto constatarne il fallimento nel momento in cui i topi, a cui il vaccino era stato iniettato, nell’arco di dieci giorni sono morti. Il vaccino, in realtà, si è rivelato un agente mortale, semplice da applicare, che potrebbe consentire la creazione di un virus letale per qualsiasi specie vivente, compreso l’uomo.

Dopo una serie di controlli, ricostruita un`idea plausibile dell`accaduto, Ronald Jackson, Ian Ramshaw e gli altri hanno consultato il Dipartimento della Difesa del loro Paese, incontrando non poche difficoltà nel far comprendere ai militari l’importanza e la gravità di questo aborto della biotecnologia. A quel punto, dopo scrupolosissime valutazioni, consapevoli della possibilità che questa arma letale potesse essere utilizzata per scopi criminali, i biologi hanno deciso di pubblicare i risultati delle loro ricerche, “al fine di informare la popolazione del fatto che questa tecnologia potenzialmente pericolosa è oggi a portata di mano ”. I risultati della ricerca australiana sono stati, infatti, pubblicati da un giornale specializzato alla fine dello scorso luglio, e sono arrivati nei principali laboratori di virologia e genetica di mezzo mondo. Ma ancora una volta la notizia è passata inosservata. Non vi è alcuna traccia di dibattito.

Secondo "New Scientist", l’unica motivazione plausibile all’ indifferenza dei singoli ricercatori, e delle società biotecnologiche è la paura che si produca una reazione di rigetto verso il loro lavoro. Relativamente al pubblico indistinto, invece, è difficile che l`articolo pubblicato dagli australiani sul "Journal of Virology" di febbraio, pur facilmente consultabile in rete da chiunque (http://jvi.asm.org/), possa attirare l`attenzione di chi non è del mestiere, nascosto come è in mezzo a molti resoconti astrusamente tecnici, nell`ultima sezione della rivista. Così come è difficile che possa fungere da "avviso al pubblico" un articolo dal titolo: "L`espressione di interleuchina-4 di topo da parte di un ectromelia virus ricombinante sopprime la risposta citolitica dei linfociti e sopraffà la resistenza genetica al mousepox".

Ma quali conseguenze può avere la nuova scoperta? Cosa si può fare per evitare incidenti peggiori? In fondo, i ricercatori di Canberra, al fine di limitare la prolificità dei topi hanno solo cercato di produrre un vaccino che stimolasse la produzione di anticorpi contro l`ovocita. Hanno inserito i geni di alcune proteine dell’ovocita in un virus della famiglia pox, (la stessa del vaiolo umano, e di molte malattie di altre specie animali, tra l’altro innocuo per il ceppo di topi in cui è stato iniettato) che avrebbe dovuto semplicemente ingannare il sistema immunitario, inducendolo a colpire anche le cellule uovo, impedendo la fecondazione. Per cercare di rinforzarne l`azione del vaccino, i ricercatori hanno successivamente inserito anche i geni di varie interleuchine, i messaggeri chimici che dirigono l`orchestra dell`immunità.

Il gruppo di ricercatori in questione, quindi, non ha compiuto nulla di particolare al di là di semplici manipolazioni che si compiono quotidianamente in decine di laboratori nel mondo. L’unica differenza è che nei virus cui era stato aggiunto il gene dell`interleuchina-4 (IL-4 in sigla), si è verificato qualcosa di assolutamente inaspettato. Probabilmente l`intero apparato cellulare delle difese è stato neutralizzato, e l’animale sopraffatto da una malattia terribile quanto il peggiore vaiolo nero ha trovato la morte.

Si pensi che solo qualche anno fa un gruppo di autorevoli biotecnologi aveva dichiarato, in un intervista rilasciata alla rivista britannica "New Scientist", che sarebbe stato impossibile, o quanto meno difficile, produrre attraverso l`ingegneria genetica un batterio o un virus più virulento di quelli esistenti in natura, considerato il colossale sforzo di ricerca, e l’ingente quantità di fondi necessari. Ora invece il gruppetto di Canberra ci è arrivato per caso e senza nessuna fatica.

L’altra notizia inquietante è che nonostante l’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1979 abbia dichiarato estinto il vaiolo, secondo rapporti segreti della Cia, ampiamente circolanti tra i biologi, il virus non si trova solo nei due laboratori di massima sicurezza ufficialmente conosciuti, dove dovrebbero essere distrutti entro quest’anno, precisamente: lo statunitense Cdc, ad Atlanta e il russo Vector, a Novosibirsk in Siberia. In realtà, il virus è anche nelle mani di Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del nord, Iraq, Iran, Cuba, Serbia e forse di altri paesi ancora. È comunque strana l’ossessione, delle autorità sanitarie e militari statunitensi, del rischio vaiolo come arma. Come mai gli americani stanno cercando di produrre dosi di vaccino sufficienti per coprire almeno la loro popolazione, in caso di attacco? Si pensi che, come alcuni sostengono, basterebbe immettere due cucchiaini di un aerosol del vaiolo in un solo aeroporto del mondo, ad intervalli di 14 giorni (la durata dell`incubazione), per il rapido diffondersi della malattia tra la popolazione mondiale priva di immunità. Molto peggio della bomba all`idrogeno. Paradossalmente questo è un potente deterrente all`uso del vaiolo come arma da parte di chiunque non sia completamente pazzo, considerato che nessuno sarebbe al sicuro se non fosse vaccinato.

Tornando all`incidente australiano, probabilmente il virus uscito dalle provette è troppo cattivo per poter sopravvivere alla selezione naturale: un parassita in fondo non ha interesse a uccidere rapidamente tutte le sue vittime, perché così facendo rischia di restare presto senza nuovi ospiti da aggredire. I focolai di infezione da virus Ebola, uno dei più implacabili killer inventati dalla natura, si estinguono da soli, proprio per l`eccessiva virulenza iniziale. Insomma, nonostante i pasticci, l`uomo non inventerà mai nulla che non sia già stato prodotto (e magari scartato come inadatto) dai laboratori dell`evoluzione in milioni di anni.

Al fine di evitare sgradevoli sorprese future, John Steinbruner, un esperto americano dell`Università del Maryland, ha proposto l’istituzione di organismi di vigilanza in grado di interrompere le ricerche pericolose, e vietarne la pubblicazione. Gary Nabel, del National Institutes of Health, suggerisce, invece, di manipolare solo virus privati della capacità di moltiplicarsi, in quanto meno efficaci come vaccini, ma certamente più sicuri. Ma ancora troppe domande rimangono aperte.