Creazione senza Dio
 
di: Alessio Mannucci

Un team di scienziati al soldo del “biopirata” Craig Venter ha costruito in laboratorio un cromosoma sintetico (geneticamente modificato) e starebbe per annunciare la creazione della prima forma di vita artificiale. Si tratta di un grande balzo in avanti nello sviluppo della biologia sintetica, ha osservato il corrispondente da New York del quotidiano britannico The Guardian.

Venter ha dichiarato al giornale inglese che sarà «un passo filosofico cruciale per la storia della nostra specie: passiamo dalla lettura del codice genetico alla capacità di ri-scriverlo. Questo ci dà la capacità ipotetica di fare cose mai contemplate in precedenza». Con tutte le questioni etiche (irrisolte)n e le conseguenze che ne derivano, dalla possibile creazione di nuove specie, alla cura di malattie, fino alla creazione di nuove forme d'energia per salvare il pianeta.

Il Guardian rivela che una squadra di 20 scienziati selezionati da Venter, guidati dal premio Nobel Hamilton Smith, ha costruito un cromosoma sintetico usando solo sostanze chimiche sintetiche, create in laboratorio, ricomponendo il puzzle di un cromosoma lungo 381 geni e contenente 580.000 coppie di codice genetico appartenente al batterio Mycoplasma genitalium: gli scienziati lo hanno “denudato” fino ad ottenere il minimo DNA indispensabile a sostentare la vita, togliendogli un quinto delle sue caratteristiche genetiche. Il cromosoma ricostruito sinteticamente, con il nome di “Mycroplasma laboratorium”, è stato trapiantato in una cellula viva del batterio; nello stadio finale del processo dovrebbe prendere il controllo della cellula e divenire una nuova forma di vita artificiale. Venter si dice «fiducioso al 100%».

La nuova forma di vita dipenderà però per il metabolismo e la capacità di riprodursi dalle strutture della cellula in cui viene impiantata, e in questo senso non può essere detta interamente sintetica. Secondo Venter, si tratta di «scienza buona», prima di tutto a fargli guadagnare un sacco di soldi. Il genetista richiederà infatti un brevetto per il suo batterio sintetico che poi venderà a caro prezzo.

«Le premesse perché Venter riesca nel suo intento, cioè introdurre un cromosoma artificiale in un micoplasma, ci sono tutte - ha dichiarato Fabrizio d'Adda dell'IFOM (Istituto Firc di Oncologia Molecolare) di Milano – si tratta di un enorme passo in avanti da un punto di vista tecnologico, ma concettualmente non è tanto distante da quello che, a partire dagli anni Ottanta, hanno e continuano a fare tutti i ricercatori. È infatti ormai una routine selezionare un gene e farlo esprimere all'interno di microrganismi. Il concetto di prendere un essere vivente, modificarlo e fargli esprimere qualcosa di diverso è quindi una tecnica già nota e usata». Tecnica, tra l'altro, che ha proprio come padri i vincitori del premio Nobel per la medicina assegnati a Mario Capecchi, Oliver Smithies e Martin Evans. Craig Venter è quindi “figlio” di questa scoperta. Ma non è certo il solo. «Il vantaggio di Venter – continua d'Adda – è di aver trasferito i geni con una tecnologia molto più avanzata. Finora eravamo in grado di trasportare in una cellula da uno a tre geni, con la sua tecnica i geni possono essere molti di più».

Secondo d'Adda, «ciò che potrebbe dargli davvero la gloria, sarà la creazione di un cromosoma umano artificiale, perché a quel punto rivoluzionerebbe in maniera radicale la terapia genica. Alla base della cura delle malattie genetiche c'è infatti l'inserimento del gene sano attraverso un vettore, che oggi è un virus inattivato. Ma non sempre la terapia funziona, perché il virus-trasportatore potrebbe inserirsi in una zona non corretta del genoma, attivando o disattivando geni che non sono implicati nella malattia. Diverso è invece aggiungere un cromosoma artificiale che porta l'informazione giusta per correggere il difetto genetico. In altre parole, il cromosoma artificiale non interferisce sul DNA, ma fornisce un'informazione in più». Tuttavia, «malattie come il cancro o i trapianti sono troppo complesse per beneficiare di questa scoperta». Nel primo caso il problema è riuscire a far entrare il cromosoma artificiale che trasporta il gene che rallenta la crescita tumorale in tutte le cellule neoplastiche; nel secondo, l'ostacolo è legato al polimorfismo del genoma: non è possibile realizzare un cromosoma artificiale utile per tutti da usare come terapia anti-rigetto. Ne occorre uno per ogni singolo paziente.

Data articolo: ottobre 2007
Fonte: La Stampa online