RECENSIONE AL LIBRO

"GESÙ DI NAZARET" DI RATZINGER

 

"Gesù di Nazaret" di Ratzinger

recensione di Giancarlo Tranfo
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Recentemente, a pochissimo dall’uscita della prima ristampa con aggiornamenti
della mia opera “La Croce di Spine”, il nostro caro amico Benedetto XVI senza
purga l’ha fatta di nuovo dura dura… intitolando il suo secondo sforzo Gesù di
Nazaret(h)- parte II... con l’”h” persa per strada e provocando un delirio di
concitati applausi porporati e di esultanti e corali “alleluia” volati in cielo
dalle finestre delle sagrestie, spesso teatro di palpeggiamenti ad opera di
mani sudaticce su innocenti ed acerbi sederini….


Ma abbandoniamo la digressione e torniamo al libro.
Era fuori discussione che applaudissero preti, monache, cardinali, accademici
asserviti, comunione e liberazione, boy scouts e sottosviluppati da oratorio di
ogni genere e fatta: già avevano iniziato a farlo prima che uscisse…!
Ma le persone laiche e normali?
Nulla da dire?

E nel mio piccolo io stesso, scrittorino dilettante e studioso “non accademico”
a tempo perso, potevo lasciarmi sfuggire una simile occasione?

Non avendo il tempo di scrivere una pungente recensione come feci quando uscì
il primo massacro della storia ad opera dello stesso “serial killer”
(pubblicata anche in più lingue su decine di siti web), non ho tuttavia
rinunciato ad infarcire (come una pizza quattro stagioni) la ristampa del mio
libro con numerose e stuzzicanti note a margine.

Ebbene si… avete capito: per fare questo mi sono dovuto sciroppare l’intero
tomo dall’inizio alla fine… e invito tutti a farlo (senza comprarlo… magari uno
alla volta ve lo presto io) perché è un vero delirio di comicità al punto da
lasciare gli addominali indolenziti!

Il buonumore che solleva, in chi non è del tutto a digiuno di storia del
cristianesimo, è talmente tanto da superare il disappunto e la rabbia per la
palese malafede e l’evidente intento fraudolento volto a sfruttare l’ignoranza
storica del “lettore medio”, facendo leva sul proprio magistero.

Per non disperdere nelle risate preziosi argomenti di riflessione sull’altrui
malafede, almeno in questa sede restiamo seri e osserviamo che l’intento del
nostro amico è stato chiaro fin dal primo libro: proporsi nei panni dello
storico per insultare la storia e far finta di seguire i criteri di analisi
critica ispirati alla metodologia scientifica per avvilirne il senso e le
finalità a favore della cieca, acritica ed anacronistica scelta dogmatica.

E’ così che nasce e viene spudoratamente proposta l’idea di una ““ermeneutica
della fede” che, senza prove e senza logica, dovrebbe integrare la “ermeneutica
storica”, la quale invece… è bene che resti “consapevole dei propri limiti” !

In altre parole, l’intuizione metodologica proposta come unica valida è quella
di coniugare e di fatto assoggettare la ricerca storica alla fede cieca e priva
di qualsiasi riscontro reale, non essendo altrimenti la prima in grado di
superare i propri limiti di… oggettività!

E’ attraverso questa via che si intende accreditare alla conoscenza la “figura
veramente storica di Gesù” .

In effetti il papa ha ragione: è solo attraverso una ricerca cristologica
asservita a tale assurdo e strumentale metodo che è possibile assegnare la
patente della storia al Gesù dei vangeli!

E’ senza dubbio un criterio di una tale arroganza metodologica da lasciare
senza parole. D’altra parte dalla penna del “capo della chiesa” nessuno si
sarebbe potuto aspettare un “atto di umiltà” nei confronti della logica, della
scienza e della storia ma solo l’ennesimo cieco invito al “Credo quia absurdum”
della fede che si vuole, addirittura, debba illuminare la storia!

Su tali premesse tutto diviene possibile.

Parlando, ad esempio, dell’esistenza del presunto, infondato e assurdo uso
romano di liberare un prigioniero in occasione delle feste pasquali, può esser
detto che pur in assenza di riscontri storici, vista l’attestazione (unica e
sola) dei vangeli, “non v’è ragione di dubitare” mentre qualsiasi ragionevole
ancoraggio ai criteri suggeriti dalla “insufficiente” metodologia storico-
scientifica avrebbe suggerito semmai di dire, a proposito dell’uso in
questione, che stante l’assenza di riscontri nelle pagine degli storici “non v’
è ragione di ritenerlo reale” .


Parimenti, è sufficiente ignorare gli scenari, le tensioni sociali, le
contraddizioni, le aspettative e le rivendicazioni del popolo ebraico del tempo
(attestate dagli storici dei primi secoli), per escludere la natura “zelota” o
semplicemente insurrezionale di azioni quali l’ingresso con seguito in
Gerusalemme.

Con lo stesso “realismo” e pari “senso della storia”, grazie alla “felice”
scelta “ermeneutica”, si nega al “messia” qualsiasi regalità in senso
esclusivamente terreno, alla quale viene sovrapposta (con maldestra
retrodatazione) la solita e obsoleta visione ellenistico/ universalista della
titolarità messianica in senso celeste, in realtà frutto di un’invenzione dei
secoli successivi, assolutamente improponibile nel contesto “esplosivo” di un
paese oppresso e in perenne rivolta che non si sarebbe nemmeno sognato di
accogliere una simile proposta.

Parlando poi della sfuriata nel tempio, come è possibile che un mite e
semisconosciuto pacifista sia stato lasciato fare il diavolo a quattro
rovesciando tavoli dei cambiavalute e le gabbie dei venditori di colombi
autorizzati ad esercitare il proprio mestiere nel sacro luogo?

Che domande! Gesù ha agito, in ossequio alla “Legge e ai Profeti” a garanzia e
ripristino del diritto del tempio violato dall’aristocrazia . Ecco le
illuminanti parole del sommo pontefice: “…

Solo così si spiega perché non siano intervenute né le guardie del tempio né
la coorte romana presente nella fortezza Antonia. Le autorità del tempio si
limitarono a porre a Gesù la domanda circa la sua legittimazione per una tale
azione” ..


E’ sicuramente una risposta esaustiva, anche se noi, a causa della nostra
ignoranza, non riusciamo a comprendere come mai nel 1972 un tal Laszlo Toht,
geologo australiano di origine ungherese, diversamente da come accadde a Gesù,
fu fermato con la forza e reso inoffensivo dalle autorità presenti nella
basilica di San Pietro, mentre con un martello tentava di distruggere “la
Pietà” di Michelangelo Buonarroti.


In fondo anche la chiesa di Roma ha violato e continua a violare diritti umani
elementari (ad esempio accumulando ricchezze che in breve tempo risolverebbero
il problema della fame nel mondo) e Laszlo Toth, colpendo un bene di proprietà
del Vaticano, avrebbe potuto dire, con pari ragione, di aver agito per fini
etici e di “giustizia” e di voler riportare lo stato patrimoniale della chiesa
a quello povero (e rappresentativamente più autentico) delle origini.


Se poi, come per Gesù, fosse nato qualche dubbio sulla “legittimazione per una
tale azione” sarebbe stato sufficiente, anche in questo caso, chiedere
chiarimenti all’autore del fatto.

Oltretutto sotto tale aspetto Gesù offrì incerte garanzie in quanto eluse la
domanda dei sacerdoti con un’arguzia mentre Laszlo Toth precedendo addirittura
la domanda, urlò già una risposta: “I Am Jesus Christ, risen from the dead!
("Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!")”!!! Accidenti… ma più di così?!


Ma almeno, il nostro “illuminato saggista”, anche se non tenuto a farlo (ci
mancherebbe altro…) ha validato la sua visione di Gesù con qualche conferma
testuale?

Si, certamente! Rimanendo alla profetica vetero testamentaria, la conferma l’
ha trovata in Zaccaria: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di
Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile,
cavalca un asino, un puledro figlio d'asina.”.

Fingiamo di condividere l’intuizione dell’improbabile “storico razionalista”
che, considerando la sacralità della parola di Zaccaria, trova in un simile
“ancoraggio” la certezza di un agire mite “nella povertà e nella pace di Dio”
da parte del messia che entra in Gerusalemme...!

Suggeriamo però all’insigne autore di non trascurare ulteriori simili
“agganci” tra le azioni del “pacifico messia” e la parola del medesimo
profeta.


A tal proposito.. come dimenticarne uno, decisamente meno mite e conciliante
del precedente che, chissà perché, parlando di Gesù sul Monte degli Ulivi, a
Ratzinger sembra sfuggire: “… poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro
quelle nazioni, come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia.

In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di
fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da
oriente a occidente, tanto da formare una grande valle; metà del monte si
ritirerà verso settentrione e l'altra metà verso il meridione.”

Forse questo ulteriore “aggancio” non tornava comodo, così come, senza
rinunciare ad accentare la straordinarietà di episodi tratti dai vangeli quale
lo “squarcio del velo del tempio” alla morte di Cristo, si cita Luca e si
sceglie di ignorare completamente il delirio allucinatorio di Matteo.

Così facendo, infatti, si evidenzia, nella metaforica apertura verso il cielo,
la nuova possibilità di ”accesso a Dio” da parte dell’uomo e si stende un velo
pietoso sull’oscuramento di tutta la terra, i terremoti, l’apertura delle tombe
dei santi, la loro resurrezione e... perché no?... Lo “struscio” degli zombies
per le vie principali di Gerusalemme!


Quando poi non sono i vangeli ma è la storia a mostrare qualcosa che non si
può semplicemente ignorare… arriva l’”ermeneutica della fede” e quella cosa si
può tranquillamente cambiare!

E allora… chi se ne frega delle cronache di Giuseppe Flavio o di Filone d’
Alessandria sul movimento zelota (zitto Ratzy… bravo… non nominarlo!) e sul
tempo della sua nascita?

Con un bel colpo di penna lo allontaniamo da Gesù (raccogliendo la lezione di
Gamaliele che in un famoso discorso riportato negli Atti degli Apostoli pospose
Giuda il Galileo a Teuda) e lo retrodatiamo di circa 200 anni, attribuendone la
paternità a Mattatia , padre dei fratelli Maccabei, promotore della rivolta
contro gli ellenisti ed antenato (piuttosto remoto) del terribile Giuda il
Galileo che invece, oltre ad essere il vero padre genetico della controfigura
di Gesù di Nazareth (e questo Ratzy lo sa…) fu anche il vero fondatore della
setta zelota!


C’era poi qualcosa di irrisolto nelle scritture neotestamentarie ma il nostro
autore dopo duemila anni finalmente l’ha spiegato: come giustificare la “toppa
clamorosa” di Gesù di Nazareth sull’imminenza della fine dei tempi, visto che
dopo duemila anni siamo ancora tutti vivi e vegeti (per la verità soprattutto
loro più che noi…)?


Citando Bernardo di Chiaravalle nonchè una frase estratta da una epistola
paolina, il papa si è accorto di colpo che Gesù aveva in realtà inteso
differire l’attesa escatologica della fine ad un tempo successivo alla totale
evangelizzazione di tutti i popoli.

Bè… altro che duemila anni! Hai voglia a costruire campanili e oratori,
incassare miliardi a titolo di otto per mille, palpeggiare sederini acerbi e
gettare incenso in lungo e in largo prima di evangelizzare l’ultimo aborigeno
delle foreste oceaniche!!!

Bravo Ratzinger e grazie per averci fatto sciroppare ancora una volta il
solito noioso “Messia cristiano”, nato così fuori dal suo tempo e, contro ogni
logica del suo tempo, da trovare nella separazione tra religione e politica,
anche se storicamente improponibile, il senso della sua esistenza, e nella
croce il suggello di un nuovo, autentico ed irripetibile ruolo messianico di
carattere universale.


Non importa se questo “nuovo modo in cui Dio domina nel mondo”, da più di
duemila anni continua ad ignorare volutamente la storia e perfino il senso
stesso della croce alla quale, superato l’unico e certo significato reale di
infame patibolo destinato a criminali e rivoltosi, viene da sempre pedantemente
riconosciuta, in una contorta teologia salvifica, un’accezione di respiro
universale.

In fondo l’hai premesso: la storia non è sufficiente alla verità ma deve
essere integrata dalla fede e sottomessa a questa!


Un’ultima nota: possiamo ben supporre che dall’alto della “cattedra di Pietro”
il nostro Ratzinger non si sporchi di certo le mani con la carta stampata dei
nostri libri (il riferimento è agli autori della nuova scuola di critica
storico/ cristologica battezzata con il nome della località dove si è svolto il
primo congresso di studi laici: Arpiola di Mulazzo).

Ma allora come mai negando la natura zelota di Gesù il nostro autore ripete
(facendone il verso) intere righe riportate nei nostri libri e nei nostri siti
web (del sottoscritto, di Cascioli, di Salsi di altri autori)?

Come mai si accorge per la prima volta che “Barabba” non era un delinquente
comune (come asserito per secoli dalla chiesa) ma “una specie di figura
messianica” o, facendo riferimento alla definizione offerta nel testo
giovanneo, un “terrorista” il cui appellativo, peraltro, si traduce in …
“figlio del padre”?

Che strano! I portatori di questa convinzione siamo noi “arpiolidi” e il primo
a parlarne addirittura negli ultimi anni dello scorso secolo (dimostrando le
proprie asserzioni con intere pagine di approfondimento critico testuale) è
stato David Donnini che, benché non “arpiolide”, ha scritto numerosi libri
sulla vera figura storica di Cristo, in linea di massima da noi condivisi.

Lo “scopiazzamento”, per quanto trovi noi per primi sbalorditi, è
evidentissimo anche se non certificato da una pur dovuta minuscola citazione a
margine che per la verità... ci saremmo aspettati ancor meno.

La strategia seguita è quella di cedere parzialmente alle nuove argomentazioni
di carattere laico che si dimostrino convincenti e già condivise da molti,
cercando in qualche modo di governarne gli sviluppi dibattutali e facendone
addirittura propri i contenuti, grazie anche alla maggior risonanza mediatica
che gli scritti del Papa possono avere rispetto alla saggistica storico/
cristologica ritenuta ancora “di frontiera”.
E’ così che l’adesione alla logica e alla storia, diventa “nuova proposta”,
segno di modernità ed adeguamento.


Tale atteggiamento concettuale, già inaugurato dall’illustre… “storico” nel
primo tomo della citata opera (accennando ad esempio alla possibile origine
essena di Gesù o di Giovanni Battista), risparmia alla chiesa la perdita di
credibilità che inevitabilmente le deriverebbe (con pericoloso seguito di
massa) opponendo la consueta contrarietà dogmatica alle istanze più avanzate
del dibattito storico.

E’ per questo che qualunque cosa ora scriva il nostro autore, considerando il
misurato seguito di noi “saggisti di frontiera”, diventerà per milioni di
fedeli una nuova “concessione al progresso e alla conoscenza storica”.

Ancora bravo! Dopo l’immensa doppia fatica dei due tomi di Gesù di Nazaret
(che è costata l’”h” sul secondo titolo), ora attendiamo che l’illustre
“storico” onori l’impegno assunto di trasformarsi in “evangelista del secondo
millennio” e, come ha annunciato, aggiunga ai quattro canoni il proprio vangelo
dell’infanzia!

Amen!

Giancarlo Tranfo


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IL SITO DI GIANCARLO TRANFO


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